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Appelli straordinari: Danimarca vs Italia nei corsi universitari

In Danimarca niente “appelli straordinari” all’italiana: tre tentativi programmati, poca burocrazia ma tempi fissi. Serve pianificazione, non richieste last minute.

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Hai paura che in Danimarca, se bocci un esame, resti bloccato un anno?

Non sei il solo: questa domanda torna ogni settimana qui da Studey. In Italia tanti studenti si affidano agli “appelli straordinari” per salvarsi in corner. Ma fuori, le regole cambiano parecchio. Proviamo a sciogliere un po’ di dubbi, senza filtri e senza promesse magiche.

In Danimarca c’è l’appello straordinario come in Italia?

Domanda classica degli italiani all’estero: in Italia spesso puoi chiedere una sessione extra se sei fuori corso, laureando, lavori, hai bisogno di recuperare un esame all’ultimo secondo. Ma in Danimarca funziona così?

In breve: no, non è la stessa cosa. E conviene capire bene le differenze prima di fare un passo così grosso.

Che cos’è esattamente un appello straordinario in Italia?

Ecco la realtà, tolti i miti: l’appello straordinario in Italia non è un diritto universale. Ogni ateneo decide se e quando aggiungere esami extra oltre alle sessioni normali (invernale, estiva, autunnale).

Di solito, chi ne ha diritto?

  • Studenti lavoratori
  • Laureandi prossimi alla fine
  • Fuori corso
  • Ragazzi con disabilità, maternità, militari, atleti di alto livello

La prassi: presenti domanda, motivi la tua richiesta, e aspetti che ti accettino. A volte il docente decide la data, a volte il Dipartimento. Puoi trovarti esami “fuori calendario”, ma solo se rientri tra le categorie riconosciute. E sì, la burocrazia pesa abbastanza.

Esempio vero: alla Statale di Pisa, corso di Matematica, ci sono due appelli extra l’anno (aprile e novembre), ma solo per chi presenta domanda e ha i requisiti. In altri atenei (tipo Trieste) la situazione può essere più flessibile, ma non esiste una regola che valga per tutti.

Come funzionano i re-exam in Danimarca? Cosa succede se bocci un esame universitario?

Qui la parola chiave non è “straordinario”, ma re-exam. E il sistema è meno personalizzato, ma più stabile.

Tre punti fondamentali:

  1. Il re-exam è pianificato in anticipo, di solito a distanza di 2–3 mesi dall’esame normale. Non serve scrivere al prof, chiedere “per favore”, o dichiararsi lavoratori.
  2. Non c’è burocrazia strana: chi non supera l’esame (o non si presenta, o lo rinuncia) si iscrive semplicemente alla sessione di re-exam attraverso il portale studenti. Fine.
  3. Tentativi limitati (ma chiari): hai tre opportunità in totale. Dopo il terzo tentativo, puoi riprovare solo in casi di “circostanze eccezionali” (malattia grave, maternità, disabilità documentata).

Occhio: se salti tutti e tre i tentativi senza motivo valido, sei fuori. La programmazione aiuta a pianificare, ma va rispettata.

Quanto tempo passa tra esame e re-exam in Danimarca?

Dipende, ma di solito 2–3 mesi. Alcuni esempi:

  • DTU: esame finale corso autunnale (dicembre), re-exam a maggio; corso primaverile (maggio), re-exam ad agosto.
  • Aarhus University: bocci a giugno? Riprendi in agosto. Bocci a gennaio? Ritenti a febbraio.
  • University of Copenhagen: il re-exam va offerto “nello stesso periodo d’esami o subito dopo”.

Non aspettarti sessioni “a chiamata”: dovrai incastrare bene il tuo palinsesto, anche con stage, Erasmus, ferie, tirocini.

Quante volte posso ripetere un esame in Danimarca?

Tre. Punto. Se li finisci senza passare, non puoi fare appelli extra “all’italiana”, né lettere al professore. Solo se hai motivazioni molto gravi puoi chiedere un quarto tentativo, e spesso è una pratica lunga e documentata. Occhio a bruciare le occasioni se hai troppe ansie da performance.

In cosa sono diversi gli appelli straordinari in Italia e il sistema di re-exam danese? Confronto pratico

Aspetto Italia: Appello straordinario Danimarca: Re-exam
Disponibilità Solo per studenti in determinate categorie Per chiunque non superi l’esame regolare
Numero tentativi Spesso illimitati (fino a scadenza CFU o corso chiuso) Tre tentativi standard
Burocrazia Richiede domande, certificati, moduli Basta iscriversi al portale student
Finestra esame Data variabile, a volte su richiesta Scadenze fisse già note (2-6 mesi dopo)
Forma esame Quasi sempre uguale, ma dipende dai docenti Può cambiare al re-exam (es. da scritto a orale)

Meglio flessibilità (Italia) o pianificazione (Danimarca)? Pro e contro onesti

Vantaggi Danimarca:

  • Sai sempre quando sarà il prossimo tentativo, niente sorprese dell’ultimo minuto
  • Azzeri la burocrazia: non devi giustificarti o essere in “categorie protette”
  • I tre tentativi ti danno un margine, senza accumulare troppi fallimenti “cronici”

Svantaggi Danimarca:

  • Finiti i tre tentativi potrebbe essere una bella ansia, specie se non c’è una malattia seria da documentare
  • Il re-exam può avere una forma diversa (una nostra studentessa ha raccontato di un esame scritto diventato orale al terzo tentativo: panico, ma ce l’ha fatta)

Vantaggi Italia:

  • Più tentativi, meno ansia da “ultima chance”
  • Possibilità (con un docente elastico) di trovare soluzioni personalizzate in extremis

Svantaggi Italia:

  • Incognite su date e modalità, che possono impallare piani di laurea, stage o lavoro
  • Non tutti hanno diritto allo “straordinario”: se sei fuori dalla lista, toccherà aspettare
  • Burocrazia spesso lenta e dispersiva

Errori che vediamo spesso tra chi si trasferisce in Danimarca

  1. Aspettarsi l’esame “ad personam”: Non puoi supplicare il prof. Il re-exam c’è, punto. Il calendario non si piega ad esigenze personali (a meno che non sia documentato).
  2. Sottovalutare il rischio di finire i tentativi: Se in Italia sei abituato alle infinite “riprova”, qui rischi di buttare una sessione con leggerezza.
  3. Prepararsi solo su una tipologia di prova: Se il re-exam cambia da scritto a orale o a un progetto, rischi di arrivare impreparato (vissuto da chi ci scrive, non una leggenda metropolitana).

Domande frequenti (FAQ): appelli straordinari e re-exam nelle università danesi

Devo motivare la richiesta per fare il re-exam se lavoro?

No. Il re-exam è per tutti, lavoratori e non. Nessuna lettera, nessun modulo.

Se salto il re-exam, mi tocca aspettare un anno?

Non sempre. Di solito puoi rifare l’esame nella successiva finestra programmata (2-3 mesi dopo), ma se perdi tutte e tre le occasioni... lì sì, si complica.

Se ho problemi seri (malattia, lutto...), posso avere un tentativo extra?

Sì, ma solo con documentazione seria (medica, psicologica). E va richiesto prima di tentare il terzo esame. Parla con la segreteria/study advisor subito!

Se sono all’ultimo esame in Danimarca e lo manco, c’è un appello veloce per laurearmi?

Alcuni atenei (soprattutto i tecnici come DTU) hanno un “quick re-exam” solo per laureandi: bisogna far richiesta entro due settimane dalla pubblicazione dei risultati.

In Italia, perdo il diritto all’appello se non rispetto la burocrazia?

Sì. Se non presenti domanda o cambi categoria (tipo torni in corso), potresti dover aspettare la sessione normale.

Voglio studiare in Danimarca ma temo il limite dei tre tentativi: cosa posso fare?

Qui viene fuori la realtà del vivere all’estero: pianificazione, autonomia... ma anche qualche ansia nuova. Se temi di non riuscire a stare dentro i limiti, oppure non sai come funziona il calendario d’esame, meglio parlarne prima che dopo. Noi, tra ex studenti e advisor, questa paura la conosciamo benissimo.

A volte basta confrontare il piano di studi, altre serve pensare a strategie di studio personalizzate, magari tenendo un margine sui tentativi.

Riepilogo: “Appello straordinario” e re-exam non sono la stessa cosa

L’università danese ti offre chiarezza sulle date e ti chiede responsabilità. Quella italiana, più margine di manovra, ma pure molta incertezza. Non è una gara a chi è meglio, conta capire cosa si adatta al tuo modo di studiare (e di affrontare errori, ansie, scadenze).

Se vuoi andare in Danimarca e non ti basta un’informazione vista su un sito, parliamone. Siamo qui perché queste paure le abbiamo vissute per primi. Puoi raccontarci il tuo caso reale, senza filtri o timore di giudizio: l’unica regola è la sincerità, nei limiti della realtà.

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